Tango 800 a Ferrara (Secondo giorno)

La notte tra il sabato e la domenica sono rientrato a Ravenna, parto da Ferrara carico di belle percezioni e di tante aspettative per il giorno seguente, è una notte senza nebbia e l’auto scivola sulla strada deserta. Passo il tempo a calcolare quale sia l’ora migliore per rientrare il giorno dopo a Ferrara, rifletto che 12 ore di tango continuate, in un giorno, sono tante anche per me, che sono un “forzato” della pista, ci sono dei limiti fisici oggettivi che difficilmente posso superare e poi, anche se c’è stato un netto miglioramento, il dolore latente della schiena, mi rammenta che all’età anagrafica non si sfugge. Arrivo in Milonga alle 14.00, la pista brulica e la musica mi avvolge, non so se sia una cosa solo mia, ma ogni volta che arrivo ad evento in corso, il brano che stanno suonando è sempre uno dei miei preferiti e mi assale il rammarico di non averlo potuto ballare. Arrivo a bordo pista a tanda iniziata, così nell’attesa guardo con più attenzione gli spazi, le colonne e la magnifica volta a cielo, osservo le ballerine in pista e ai bordi, la maggior parte di loro veste indumenti comodi e calza scarpe da studio basse, i tacchi vanno bene per le aperture delle milonghe, ma una maratona prevede una lungimiranza non comune e i piedi maltrattati, al secondo giorno, non perdonano. Inizio a ballare, il pavimento in legno è perfetto, i volti e i nomi si susseguono e mi arricchisco di diversità. Ogni ballerina è un piccolo universo, fatto di movimenti, sollecitazioni e stimoli unici. Cerco di ascoltare, di seguire, di proporre, alcune volte mi sembra di riuscire a creare una connessione quasi perfetta. Passano le ore e ad un certo punto, in una tanda particolare, vedo arrivare l’onda, sono in pista ed ognuno balla il suo tango, ma il brano impone a tutti una ritmica lenta e misurata, tanto che tutti si muovono all’unisono. Non capita spesso, gli ingredienti sono la musica, i ballerini, il luogo, l’atmosfera, mi verrebbe da dire, che c’entri la condizione astrale e anche il tasso di umidità, quello di centinaia di persone che ballano da ore, e poi eccola … lei, l’onda perfetta, che attraversa la pista e coinvolge tutti, anche quelli che guardano. Dopo una breve pausa di ristoro, riprendo a ballare, la volta a vetro, intanto, restituisce alla sala l’imbrunire della sera e singoli o piccoli gruppi, alla spicciolata, cominciano ad avviarsi all’uscita con valige e borse per riprendere la strada verso casa. Sguardi, saluti e promesse di ritrovarsi presto, magari al prossimo evento. Alle dieci di sera il Fabio adolescente, quello che alberga in me, continua ad impuntarsi per fare, per l’ennesima volta, l’ultima tanda, mentre il Fabio razionale si sarebbe arreso da un pezzo. Raccolgo lo zaino, il Fabio adolescene è addolorato, quello razionale lo rincuora con una promessa … il prossimo anno torneranno!

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