Il Mucho Mas e il dilemma.
Venerdì sera sono tornato a cercare il tango al Mucho Mas. Ottimo l’ambiente, splendida l’ospitalità, che fanno sentire tutti i partecipanti a proprio agio. Fabrizio Frappi ha proposto un tango molto ritmato con un eccesso di milonguero, un po' lontano dal mio sentire, che in questo momento predilige melodie più misurate e armoniose. Sono in un momento storico in cui avverto la necessità di rallentare, di non essere un ballerino tumultuoso, ma prendere le misure ai miei movimenti e ballare senza fretta, aspettando il momento giusto per ripartire da una pausa o da una sospensione, scandendo bene anche i contrattempi, senza dover necessariamente metterli ovunque e dovunque. Quando cerco di applicare questa visione, in alcuni contesti, mi sento fuori luogo e sono palesemente fuori onda, come l’altra sera, quando in pista, rallentando nei passaggi melodici, mi sono trovato circondato da coppie che non abbandonando il ritmo sottostante, risultavano bulimiche di passi e di adorni. Ma il problema nasce quando la mia proposta decelerata e il mio ascolto, vanno in conflitto, ovvero quando sento che la ballerina al mio rallentare, scalpita, spinge, chiede di più. E qui nasce il dilemma … continuare con la mia proposta, in modo garbato, misurando e soppesando ogni movimento o assecondare la richiesta della ballerina, seguendola nei suoi bisogni di realizzare svolazzi energici, sottolineando ogni frase, ogni tempo forte, senza una pausa, senza un respiro, senza una sospensione? Non penso che un ballerino debba imporre, ma tutte le volte che ho assecondato il sentire altrui, ne sono uscito sconfitto e insoddisfatto, non ero io! Ecco perché ho pensato di risolvere il dilemma andando avanti per la mia strada, assumendomi l’onere di rendere insoddisfatto qualcuno, piuttosto che andare contro la mia attuale ricerca.
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