Seconda chiamata alla Teodora Tango Marathon
Mentre mi avvicino all’ingresso dell’Almagià mi raggiunge la musica, un tango di Troilo che mi piace tantissimo e mi pento di non essere già dentro a ballare e di aver tardato un’ora sull’apertura, anche se mi aspettano ancora undici ore filate di milonga. Mi metto le scarpe e attendo la fine della tanda, ma la successiva è una milonga. Iniziare in accelerazione, non mi convince, così attendo la successiva. Inizio a ballare e da quel momento mi perdo: musica, luci, abbracci, un turbinio di emozioni e sensazioni. Nel vortice c’è chi entra, chi esce, chi torna, chi va … una spirale di volti, di sorrisi, di sguardi, finché a sera inoltrata c’è una pausa tecnica per il cambio del TJ Miguel Angel Moya e solo allora mi rendo conto che questo iberico, nelle mie preferenze, non ha sbagliato una tanda. Approfitto per un salto a casa, una doccia e un po' di riposo, ma mentre mi sto asciugando, mi rendo conto che la testa è là e il riposo viene archiviato. Arrivo quando il chiassoso Tj Gaston Todoj, un omone barbuto che accompagna con le percussioni molte delle tande, è già ampiamente calato nella parte di matador della serata. Le ore trascorrono, molte delle ballerine sono scese dai tacchi e calzano comode scarpe da studio, ma non mollano, finché si fanno le tre di notte. Molti, come me, attendono l’ultima tanda per andarsene, ma il musicalizzatore, arbitro impazzito della serata continua. Sono le quattro quando suona la Cumparsita, Todoj mixa la cumparsita con brani di D’Arienzo, Troilo, Canaro … e quell’ultimo tango dura venti minuti. Quando esco dall’Almagià cammino da solo e sfilo nella nebbia, sorrido … una ballerina romana mi ha fatto un complimento originale: “A voi ballerini bravi, la Ausl dovrebbe passarvi come antidepressivi!”. Mi hanno dato molte volte del rompicoglioni, ma antidepressivo mai!
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