La Milonga dei Candilejas, si parte.

Ieri sera la ricerca del tango ci ha portato fino a Bologna nel quartiere della Corticella, all’inaugurazione della milonga Candilejas. La milonga si tiene in uno stabile, memore di una vecchia casa del Popolo, dove al terzo piano, vi è un’ampia sala, dedicata al ballo. L’arredamento della sala ricorda molto le discoteche degli anni ottanta, con tanto di divanetti in tessuto lavabile, tavolini e palla a specchi appesa sul soffitto. Al nostro arrivo alle 21.30, all’apertura, la milonga si presentava con una netta prevalenza di uomini, con la media di due ballerini per una ballerina e la proporzione, benché migliorata con il successivo afflusso di donne, non si è mai del tutto colmata per tutta la serata, lasciando diversi uomini seduti. L’afflusso massimo di frequentatori si è palesato dopo le 22.30, molte le coppie di maestri locali e tanti i volti noti del bolognese, provenienti da altre realtà milonghere, quali il Tango Dispari e la Fattoria, diversi ballerini da fuori, tra i quali ballerini da Ferrara e Rovigo. Livello tango medio, con più di qualche piacevole eccezione, sia maschile che femminile. Il musicalizzatore, Carlo Carcano ha proposto splendide tande e come sempre ha saputo interpretare al meglio la serata, seguendo gli umori della pista. La luce soffusa, le sonorità pulite, la pista agevole, mi hanno permesso di vivere al meglio la magia e le emozioni del tango, facendomi assaporare con intensità, in più di una tanda, la sensazione di piacevole smarrimento nell’abbraccio tanguero e nella musica. Milonga più che promossa, ci tornerò sicuramente. Al ritorno, abbiamo deviato il nostro itinerario per dare un passaggio nel  centro di Bologna ad una ballerina di New York, che vista l’ora tarda non riusciva a reperire un taxi. Il tragitto ci ha fatto collezionare tutti i semafori rossi della circonvallazione e del centro di Bologna, neanche li avessimo prenotati. In spagnolo la nostra passeggera, alla richiesta di conoscere come si balla a New York, ha decantato la bellezza, l’intensità, il trasporto unico dei ballerini italiani che non si limitano ad eseguire i passi, ma interpretano con passione la musica … non so se sia veramente quello che pensa, oppure se era un modo carino di ringraziarci del passaggio, ma mi ha fatto molto piacere sentirlo. Del resto ... si vive anche di illusioni!

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