Milonga agli Orticolti e i somari.
Un nutrito gruppo di tangueri, ieri sera, è partito dal punto di ritrovo della Ravegnana per andare a cercar tango nelle sperdute langhe di Santarcangelo di Romagna, langhe sperdute, perché solo grazie allo spiccato e puntuale intuito e senso di orientamento dello scrivente, con un solo giro a vuoto di rotonda ed un modesto allungamento di strada, si è giunti alla meta. La Milonga è ubicata in un casolare di campagna al centro di un articolato frutteto e vigneto, mentre la pista insiste in mezzo ad un prato circondato da alberi ad alto fusto che fungono da sostegno a lunghe file di lampadine dalla calda luce, che illuminano gli spazi della Milonga, ammantando l’ambiente di magia. Frequentatissima la milonga, moltissimi i ravennati, alcuni riminesi e molti turisti provenienti da varie regioni d’Italia, anche fin da Palermo. Patricio Lolli ha proposto la sua selezione musicale, con molti punti di originalità, non sempre graditi dai presenti, ma nel complesso è riuscito a mantenere la pista sempre ben frequentata. Prevalenza femminile, ronda abbastanza ordinata, livello medio alto, hanno reso piacevole la serata. Personalmente ho molto gradito l’educazione di alcuni tangueri, che prima di approcciarsi in pista, cercano gli occhi del ballerino della coppia che sopraggiunge, per concordare con questi l’entrata in ronda della nuova coppia. Personalmente, oltre ad essere una buona pratica da tanguero esperto, permette a me che sopraggiungo, di rallentare e con pochi movimenti di creare lo spazio per il nuovo ingresso, anche con la complicità della coppia che mi segue. Quando mi viene richiesto, non ho mai negato l’entrata in ronda alla nuova coppia, anzi, faccio di tutto per creare il giusto vuoto, indugiando e limitando i miei movimenti, del resto, il tango è un ballo sociale e di inclusione, quindi avere cura degli altri e stringersi per far spazio a tutti è una buona pratica. Ieri sera, uno che si presenta quale navigato maestro di tango, è entrato di prepotenza in pista, per ben tre volte, davanti a me, senza neanche degnarmi di uno sguardo e dopo l’ingresso di forza, che ha scompaginato l’armonia della ronda obbligando tutti quelli che mi seguivano, a repentine pause, “il maestro” si è sempre appropriato del centro della pista per garantirsi il necessario spazio vitale al suo ballo. Pensare che nel mio piccolo immaginario ideale del tango, la ronda esterna, sempre molto trafficata e limitata dal fine pista, è da sempre destinata ai ballerini più bravi e capaci, quelli che sanno gestire gli spazi e si sanno emozionare con pochi e misurati movimenti, mentre il centro della pista è di solito destinato ai ballerini un po’ più acerbi. Comunque, a parte queste considerazioni, quando ritengo di subire una prepotenza in pista, mi rammento che sono in Milonga per divertirmi e che se mentre ballo incontro un somaro, è inutile comportarsi da suo simile, è meglio lasciarlo libero di ragliare e scalciare a suo piacimento, prendendo le debite distanze.
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