Nel mio mondo ideale!
Ieri sera un gruppo di ballerini da Ravenna si è spinto fino a Rimini, alla ricerca del tango. La serata è partita un po’ lentamente, ma comunque la Milonga si è riempita e il musicalizzatore Leo Ortiz, ha saputo creare una bella onda. Dopo aver ballato a lungo, quasi alla fine della Milonga, ho avuto la possibilità di scambiare impressioni e pensieri con una amica, una “forzata” del tango, con tanti chilometri e che ha studiato e studia tanto e da anni balla anche da uomo, con un buon livello intermedio da leader.
In questa occasione, mi ha raccontato, che recentemente, in una Milonga siciliana, un ballerino l’aveva ripresa in pista, cercando di volerle insegnare, in quel contesto, alcuni passi che non riusciva a farle fare. La mia amica, che a ragione, ha un’ottima stima di se stessa, mi ha narrato che ad una ulteriore osservazione sguaiata del maldestro ballerino, lei lo ha etichettato in pista quale “cane” e lo ha lasciato sul posto.
Personalmente la responsabilità per il comportamento di questi fenomeni, la imputerei equamente: alla maleducazione individuale, ai maestri che non sanno insegnare il galateo tanguero e infine anche alle ballerine, che non piantano, in pista, i ballerini insolenti.
Da uomo ho le mie idee e divido in maniera netta la Milonga dallo Studio, in Milonga si va per divertirsi, per ballare, niente insegnamenti da dare e da ricevere, si balla per alleggerire la mente e per divertirsi, mentre quando si studia, si studia e si prova e si riprova per capire i propri limiti e superarli.
Un tanguero in Milonga, nel mio mondo ideale, invita in maniera garbata una ballerina, si predispone all’abbraccio che lei gli concede (stretto o largo), poi timidamente muove i primi passi, molto lentamente, per capire il livello e la condizione della ballerina, nonché l’interazione che nasce nella coppia.
Personalmente, questo passaggio, di muovermi lentamente per comprendere l’interazione della coppia, lo faccio ad ogni tanda, anche con le ballerine conosciute. Lo faccio per farsi riconoscere, per mettersi a proprio agio e anche per capire se sia tutto a posto, infatti, potrebbe essere sopraggiunta qualche rigidità dovuta a qualche malanno o alla stanchezza ed è meglio scoprirlo o farlo scoprire nei primi passi della tanda, senza dare nulla per scontato.
Solo a questo punto, dopo aver preso confidenza con i primi passi, il ballerino si adegua al livello di tango della ballerina, facendola stare a suo agio e se durante il ballo in Milonga, un movimento non viene compreso, il ballerino non lo ripropone più, incaponirsi su un gancio o una parada che non viene, serve solo a dimostrare di essere dei somari testardi. Alla fine della tanda, il ballerino ringrazia e riaccompagna la sua ballerina al posto senza futili commenti.
Ecco, per me, il ballerino ideale, in Milonga, deve avere la capacità di lasciare sempre un bel ricordo alla ballerina della tanda appena trascorsa, sia alla principiante che alla ballerina esperta, adeguando di volta in volta la sua guida, senza forzare.
Prendendo gli estremi, se la ballerina è una regina tanguera, come una lucente e potente macchina sportiva, dopo aver scaldato le gomme e compreso la potenza del motore, si potrà provare qualche accelerazione e qualche curva ardita, valutando le proprie capacità di pilota, senza rischiare indicenti, se invece è una principiante, come una simpatica Citroen due cavalli, dopo averne apprezzato e compreso la semplicità, ci si mette comodi, si apre la capotta, si guarda il cielo e ci si gode il viaggio, lentamente, ma con trasporto.
Nel mio mondo ideale, si balla così!
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