Milonga al Quo Vadis di Ferrara e la tanda sbagliata.
Ieri sera la Tango Mobil, a pieno carico, si è spinta, verso Ferrara. Per molti una prima volta in quei luoghi, per la scelta è stata determinante la presenza del Tj Carlo Carcano. Il Quo Vadis è un locale da ballo posto nella zona artigianale ovest di Ferrara, con una pista interna ed una esterna, spazi molto ampi. Luci un po' troppo da discoteca, tanto da rendere un po' complicate le mirade. I ravennati hanno ben figurato, nel complesso milonga tranquilla, livello medio, equivalenza tra uomini e donne. Il Tj Carcano una conferma, sonorità pulite, tande equilibratissime, brani selezionati, ballare con la musica di Carlo è un valore aggiunto. Spesso mi sento un principiante alle prime armi e devo la mia lenta e continua crescita nel tango alle tante meravigliose ballerine, che con pazienza, mi fanno studiare ed esercitare, fin da quando ero molto acerbo. Per il principio della reciprocità, non manco quasi mai, in una serata di milonga, di invitare una principiante o una donna che non fa ballare nessuno, anche perché a far ballare le brave son capaci tutti, ma per far muovere una principiante e farla sentire a proprio agio, bisogna avere una chiarezza nei movimenti, una sensibilità e un tatto non comuni. A mezza serata invito una ballerina che non aveva fatto ballare nessuno, mi appresto ad un abbraccio comodo, attendo il tempo forte, parto con una semplicissima salita basica, lentamente, per approcciarmi in modo rispettoso senza scossoni al livello di ballo della ballerina, accenno anche un ocho lento, ma qualcosa non funziona fin dal primo passo, non solo lei mi anticipa sempre con scatti nervosi, ma rimane, come un fenicottero, su una gamba sola, tenendo l’altra gamba con il ginocchio piegato e il tacco armato in aria, appoggiata con tutto il suo peso sulle mie spalle, in attesa del mio successivo movimento. La ballerina ha un atteggiamento disarmante, provo a giocare sull’asse, sposto l’asse di ballo da me, al centro ed infine a lei, per farle mettere a terra tutti e due i piedi, ma niente, appena sposto l’asse posa il piede che tiene in alto, mi anticipa con uno scatto e alza l’altro piede portando lei, in alcuni casi, l’asse di ballo anche fuori dalla coppia, di lato. Provo in maniera delicata a modulare l’abbraccio, cercando di evitare che si appoggi totalmente su di me, ma nulla, anzi, va pure peggio, quando apro l’abbraccio, arma il braccio destro irrigidendolo e allungandolo e con l’altra mano si aggrappa alla mia spalla, come fossi un trespolo per pappagalli. Alla fine provo a chiudere il polso del braccio sinistro con una modulata pressione costante (non uso la forza, non mi piace impormi), ma niente, in questo caso, piega addirittura il busto e mi sembra di ballare con una donna afflitta dal mal di schiena. Alla fine mi rassegno, imposto un abbraccio chiuso, morbido e comodo e cerco di fare quel che posso, ma mi sento goffo, inutile ed incapace e la mia autostima si dissolve. Nel disagio, ho pensato pure di interrompere la tanda e riaccompagnarla al posto, ma non ne ho avuto il coraggio. Dopo questa esperienza mi è caduta la catena, sono rimasto fermo per alcune tande, quasi incapace di reagire. Riflettendo su questa tanda, a mente fredda, ho capito una cosa, ieri sera non ho avuto a che fare con una principiante, ma con una persona che non ascolta, perché, nel suo intimo, ha la presunzione di saper ballare … e di non aver nulla da imparare.
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