Milonga alla Fattoria e la filosofia


A dispetto della perfetta serata invernale, con leggera foschia e ghiaccio, ieri sera, in due, Uffre e Fabio Me Medesimo, ci siamo recati alla Fattoria di Bologna a cercar tango. Arrivati leggermente in anticipo sulla Milonga, abbiamo trovato uno dei pochi posti liberi, non prenotato, proprio sotto la postazione del musicalizzatore, Sandro051, con il quale abbiamo chiacchierato di tango, di serate, di milonghe, fino a quando non si è fatto il momento di iniziare a ballare. Il musicalizzatore ha accompagnato tutta la serata con versioni di brani molto classiche, ben equilibrate e con le giuste pause, Sandro051, una certezza.! Certe volte, come ieri sera,  quando arrivo in Milonga, mi perdo la prima tanda e mi fermo ad osservare la pista, smarrito nelle mie riflessioni e guardando le prime coppie che ballavano, ho pensato che ballare era come porsi spontaneamente sotto una lente di ingrandimento, una lente impietosa che può ingigantire i limiti del proprio intimo, dove aleggiano molti spettri, che hanno a che fare con la fisicità, la timidezza, l’insicurezza, le paure, le esitazioni e l’inadeguatezza! Per fortuna che sono dotato di un ingombrante “Ego”, che ha avuto subito il sopravvento sulla “filosofia spiccia” da quattro soldi e dalla seconda tanda, ho iniziato a ballare senza fermarmi più. L’inutilità della filosofia nel ballo … potrebbe essere il titolo di un libro!

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