Milonga Tango 24 e la scaramanzia
Ieri sera la ricerca del tango mi
ha portato a Bologna, dove erano programmate, a dispetto della giornata
infrasettimanale, ben due milonghe, Tango
24 e Si Mikasa. A sentimento, con
la mia accompagnatrice, avevamo scelto di andare a Tango 24, ma quando abbiamo raggiunto la destinazione, abbiamo
visto, dagli ampi finestroni dello stabile che danno sulla strada, che l’evento
era poco frequentato, infatti, all’interno si potevano contare solo sei coppie intente
a ballare. A questo punto, la curiosità, la vicinanza e la speranza che l’umanità
bolognese dei “forzati” del tango, si
fosse interamente concentrata sull’evento del Si Mikasa ci ha portati a verificare, in loco, l’affluenza
tanghera.
Trovare ampie possibilità di
parcheggio, proprio davanti allo stabile della milonga Si Mikasa, ha da subito frustrato le aspettative, impressione
confermata davanti alla porta a vetri dello stabile, che permette di guardare
all'interno; quattro coppie intente a ballare e nessuno seduto ai lati. Dopo un
attimo di smarrimento e rapida valutazione, che non ha mai preso in seria
considerazione di tornare vinti a casa, abbiamo optato per Tango 24.
Sulla Via Emilia, tra
concessionarie di auto e distributori di benzina, vi è un fabbricato, dove al
primo piano è presente un’ampia sala, con pavimento in cotto, opportunamente
cerato, tanto da rendere la pista anche troppo scivolosa. Il sorriso degli
organizzatori, il tetto con le travi in legno a vista, gli ampi finestroni e l’arredamento
sobrio, con esposto un poderoso buffet libero, provvisto finanche di
superalcolici, mettono subito a proprio agio i frequentatori. Poco più di venti
persone, maggioranza uomini, hanno frequentato la milonga, con tande classiche
e tango nuevo. Ambiente accogliente, carino e leggero, da frequentare, per
sganciare la mente e rilassarsi. Il rientro, dopo qualche tanda, con nebbione fittissimo, da Imola
fino a Bagnacavallo, ha dato il colpo di grazia alla serata.
Solo a Ravenna, mi
sono ricordato dell’influenza negativa del vicino 15 gennaio, il “bleu Monday”, definito il giorno più
triste dell’anno, che non è stato adeguatamente contrastato dall'adempimento, di
almeno uno, dei tanti tipici riti propiziatori della “tango mobil” (scarpe dimenticate, giro a vuoto in rotonda, visione
del gufo bianco …), ma ormai era troppo tardi. Del resto "Non è vero, ma ci credo!"
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